incipit

"- Da quanto tempo mi trovo qui? Ho visto così tante volte il Sole nascere e poi morire, e le stagioni rincorrersi sul mio campo, che le dita non bastano più a contarle. Ed il mio nome, un tempo ero così contento di sentirlo pronunciare da chi mi amava, ma ora, nella squallida monotonia dei giorni, mi dà fastidio ogni voce. "







sabato 3 settembre 2011

un'ora una domenica

- Non sono studiato. - mi dice per scusarsi.
Termina di scrivere, si solleva e inizia a parlare. Le parole scorrono sempre più copiose e narrano la sua vita a ritroso. La timidezza di un linguaggio elementare sparisce pian piano, con i pensieri che s’accavallano ai ricordi.
- La vede? - Mi chiede ogni tanto sporgendosi verso la moglie.
La vedo. Ascolto. Il fiume di parole trascina nella corrente le immagini di parenti che li hanno abbandonati, di un figlio che è come se non ci fosse, degli amici di sempre che prima s’occupavano le domeniche con bugie sempre nuove, fino a cambiar la strada per non salutare.
- La vede? - Mi chiede ogni tanto…
La vedo. Ascolto. Di una vita spesa per gli altri fra preghiere e carità, di tanti piccoli segni, confusi fra dimenticanze e sorrisi, di una diagnosi dal nome straniero, che senza invito né passaporto s’è infilata in casa e ha invaso sempre più spazio, s’è mangiata il tempo passato e s’è apparecchiata per quello che rimane...

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