incipit

"- Da quanto tempo mi trovo qui? Ho visto così tante volte il Sole nascere e poi morire, e le stagioni rincorrersi sul mio campo, che le dita non bastano più a contarle. Ed il mio nome, un tempo ero così contento di sentirlo pronunciare da chi mi amava, ma ora, nella squallida monotonia dei giorni, mi dà fastidio ogni voce. "







sabato 3 settembre 2011

il vecchio marinaio

- Che pace vedere il mare così piatto. - Penso a voce alta per attirare la sua attenzione.
Il vecchio smette di fischiettare.
- Come dici?
- Il mare, dicevo, il mare così piatto. Da un senso di pace.
- Tu vieni dal continente, non è vero? Tu arrivi dal continente e ti metti a sognare sul mio molo, e vuoi vedere la filosofia nelle onde salate. Siete tutti uguali voi dal continente. Io ci ho parlato col mare e non di filosofia. Ci ho fatto a braccio di ferro col mare, io. Se lo conosci, non ci devi parlare di filosofia, perché lui lo sa che non ci capisci niente di maree e correnti e venti, e ti prende in giro, e ti fa parlare ore e ore, e tu sei contento che lui ti ascolti, ma la verità è che ti ha già fregato. E la prima onda la prendi come un gioco. La seconda, fai un passo indietro. La terza sembra che ce l’abbia con te, e quando capisci che non è più un gioco, allora è troppo tardi, allora ride solo il mare, allora vorresti essere rimasto in continente, o almeno vicino la riva, allora faresti meglio a salutare tutti finché t’è concesso. Lo vedi quel verde scuro, e i riflessi di piombo… e la sabbiolina e i pezzi d’alga che galleggiano? Al largo c’è una tempesta e magari in mezzo c’è uno del continente, però il mare te lo nasconde tutto sto casino, sennò tu non ci vai e addio il suo pranzo.
- Tu eri un marinaio?
- Quando uno ci diventa, ci rimane per sempre marinaio, anche sulla terraferma. La vuoi sapere una cosa? Io ho sputato il mio tabacco in tutti i mari del mondo...

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